Criteri

CRITERI DI SELEZIONE DELLE VOCI

Sono stati presi in esame tutti gli ideofoni rintracciati nei dizionari, negli archivi e nei testi indicati tra le fonti (hapax compresi), con tre eccezioni:

(a) gli “espletivi di canzone” (voci asemantiche del tipo trullallero trullallà, zumpappà ecc., spesso impiegate all’interno di canzoni e filastrocche), che, sebbene registrati anche nella lessicografia nazionale, non sono stati considerati in questa sede (sono stati, invece, trattati a parte nel lavoro di tesi) per il loro particolare statuto che si trova, per così dire, a confine con gli elementi fonosimbolici;

(b) tutte quelle voci fumettistiche con meno di cinque attestazioni nel corpus predisposto, a meno che non siano attestate anche in rete in opere italiane o in libri tradotti nella nostra lingua oppure siano varianti di ideofoni storicamente documentati;

(c) le voci nonsense, ad eccezione dei casi in cui presentano un legame con gli ideofoni primari (si veda, ad esempio, quàck, che riproduce anche il verso delle anatre, delle oche, delle quaglie e sim.).

STRUTTURA DEI LEMMI

Di tutte le entrate – che recano l’indicazione dell’accento tonico – vengono indicate, dopo le (eventuali) varianti grafico-fonetiche (lemmatizzate anche a parte come tali), le categorie lessicali («Cat. Less.»), precedute da un numero romano per distinguere le diverse funzioni: infatti, oltre alla presenza scontata, di ideof. ‘ideofono’, abbiamo quelle di inter. ‘interiezione’ (che precede la prima quando l’ideofono deriva verosimilmente dall’interiezione o che può affiancare quella di ideofono, nell’etichetta ideof./inter., quando la distinzione tra le due categorie è molto labile), loc. ideof. ‘locuzione ideofonica’ e loc. avv. ‘locuzione avverbiale’, s.m.inv. ‘sostantivo maschile invariabile’ (e, più raramente, s.m. o f. ‘sostantivo maschile’ o ‘femminile’), agg. ‘aggettivo’ e avv. ‘avverbio’. Vi sono alcune voci di chiara origine imitativa documentate nel corpus soltanto come s.m.inv.: in questi casi, si presuppone la base ideofonica, indicando in «I ideof.» la sola definizione; la data della prima attestazione e la fonte, normalmente presenti in questo punto, appaiono solo in «II s.m.inv.».

Alla marca grammaticale seguono, come si è appena detto, la data di prima attestazione (e, in presenza di più di un’accezione semantica, «Note Data», dove si indicano le date relative ai vari significati, attraverso una serie di riferimenti in lettere e numeri di cui si dirà più oltre) e la definizione, che viene tratta, nella maggior parte delle entrate (e, nel caso, con i ritocchi considerati opportuni), dalle fonti lessicografiche; solo quando la voce imitativa non presenta attestazioni nei dizionari, la definizione è stata da me elaborata sulla base della documentazione rintracciata. È opportuno specificare che la definizione è anticipata da «DI» (‘Dialetto’) quando l’ideofono è documentato esclusivamente in testi, contesti e dizionari dialettali; da «FU» (‘Fumetto’) e «BA» (‘Bambini’), che sostituiscono «Nel ling. dei fumetti» e «Nei testi per bambini» (o «Nel ling. infantile») per indicare che la voce ha origine fumettistica o si trova soltanto nella produzione destinata all’infanzia o nel linguaggio infantile o, ancora, nel baby talk. Nei casi, non infrequenti, di polisemia dell’ideofono, i diversi significati, ordinati sempre considerando la cronologia delle attestazioni, sono distinti con un numero arabo. Per le varianti, viene premessa alla definizione, che può essere identica a quella del lemma principale ma può anche riprendere solo una o più delle sue accezioni, la sigla «Var. di ideof.» (‘Variante di ideofono’). Una variante può talvolta presentare solo una parziale sovrapposizione semantica con il fonosimbolo primario o può costituirne un’estensione: in queste rare occasioni, viene premessa alle “nuova” accezione la suddetta sigla, senza alcuna definizione, che costituisce, di fatto, il significato 1. Nell’area della definizione di ideofoni primari e varianti si possono, inoltre, trovare informazioni relative alla pronuncia di alcune particolari parole imitative, per lo più di origine allotria.

Di seguito viene riportata la fonte (nome dell’autore, titolo dell’opera ed edizione considerata), riferite alle varie accezioni del lemma. Si riportano più esempi per uno stesso significato, indicati con le lettere a), b) ecc., quando la voce è inserita (anche) in sequenze ideofoniche e/o è documentata per la prima volta nel dialetto con successivi impieghi in contesti italiani e/o, ancora, quando si ritiene opportuno registrare esempi appartenenti a generi testuali diversi; in particolare, nel caso delle attestazioni fumettistiche, se ne indicano, laddove possibile, anche quelle, pur minoritorie, nella prosa o in altri generi testuali. L’indicazione cronologica è assente per tutti gli ideofoni ripresi dai dizionari italiani o dialettali del corpus che non precisano la fonte (nel caso in cui i sondaggi in rete non abbiano prodotto risultati); se la voce è polisemica, l’ordine con cui queste accezioni sono riportate è determinato dalla data di pubblicazione del repertorio lessicografico. Quando un’entrata è polisemica e presenta, per un’accezione, anche l’uso in funzione di s.m.inv., all’interno della definizione si aggiunge, tra parentesi tonde, la specifica «nell’accez. X» (dove X sta per il numero arabo con cui è indicato il significato nella definizione dell’ideofono primario) a «Il rumore/suono/verso/movimento stesso». Se il s.m.inv. ha anche altri valori (spesso figurati), oltre a quelli che si sviluppano dalla semplice ricategorizzazione, si fa seguire alla suddetta definizione, sempre tra parentesi tonde, «nelle accez. X e X» e, se necessario, ci si riferisce a queste, nell’area della data (e poi della fonte), con le lettere dell’alfabeto (ad esempio, se le accezioni da considerare sono la 2 e la 4, si indicano nell’area della data e della fonte con le lettere b) e d)) dopo il numero arabo corrispondente a quello della definizione.

La parte sottostante del lemma è costituita da quattro fasce, che peraltro non tutte sono sempre e contemporaneamente presenti:

(1) «Lessicografia italiana» (LI), dove sono indicati i dizionari italiani che riportano il vocabolo imitativo esaminato; se la voce registrata nel repertorio è stata sopra retrodatata, viene segnalata, dopo la sigla lessicografica, la data più vicina a quella reperita;

(2) «Lessicografia dialettale» (LD), dove si offre il quadro delle registrazioni della voce ideofonica nei repertori dialettali;

(3) «Etimologia» (E), che accoglie, ove necessario, i riferimenti nella lessicografia straniera, arricchiti, tra parentesi tonde, dall’indicazione della parte del discorso, nei casi in cui non è soltanto quella di ideofono, e della datazione della voce, che, per gli ideofoni spagnoli, viene fornita come semplice indicazione, vista l’assenza delle date di prima attestazione nel DLE, grazie ad alcuni sondaggi nel corpus CORDE e in Google libri;

(4) «Bibliografia» (B), nella quale sono citati gli eventuali studi dedicati al vocabolo fonosimbolico registrato (che, in diversi casi, ne forniscono la data di prima attestazione).

Ulteriori precisazioni riguardano le modalità di citazione della documentazione presente nei dizionari e nella Bibliografia. Per le occorrenze ricavate dalla lessicografia italiana, non si riporta il contesto, ma, laddove possibile, si indicano solo l’autore (e/o l’opera) e, sempre, la data e il dizionario da cui è ripresa, che viene così inserito nell’area della fonte. Lo stesso criterio viene adottato per le parole ideofoniche rintracciate nella lessicografia dialettale e negli studi citati in Bibliografia.

CRITERI DI LEMMATIZZAZIONE

La distinzione in lemmi primari e varianti necessita di ulteriori specificazioni per quanto riguarda il trattamento delle seconde. Com’è noto, la forte instabilità formale e grafica degli ideofoni, dovuta alla loro posizione “ai margini della lingua”, comporta l’esistenza di un ricco campionario di varianti grafiche e/o fonetiche, che possono, ad esempio, distinguersi dalle voci primarie per la presenza dell’accentazione (costituiscono un’unica entrata be e : s.v. be o ), per gli allungamenti vocalici o consonantici (espressi graficamente con la ripetizione della stessa lettera) in qualsiasi posizione (come auuuh o bummm), per gli scempiamenti consonantici (spesso varianti di origine settentrionale), per la ripetizione della parola imitativa in forma univerbata e non, con o senza trattino (come baubau, bau bau e bau-bau, accanto al semplice bau) o per alcune minime variazioni formali, che sono spesso determinate dalle differenze di altezza delle vocali nei vari dialetti (come il sic. tìppiti rispetto all’it. tìppete). Gli ideofoni che presentano allungamenti o che sono iterati (univerbati o no) non costituiscono entrate autonome, ma sono riportati alla forma-base, ove documentata (tic tic tic tic e tictic sono considerate varianti di tic, così come tiiiic), a parte quelli, reduplicati (e formati, al massimo, da tre elementi), che sono uniti da una lineetta (come bam-bam e bam-bam-bam). Vengono, comunque, segnalati nell’area della definizione possibili allungamenti e iterazioni, queste ultime spesso più frequenti rispetto alla forma semplice (si premette allora alla definizione «spec. iter.» così come fa il GRADIT). Ogni componente dei vocaboli onomatopeici formati da più elementi non univerbati (che in alcuni casi sono separati da una virgola, in altri coordinati da e [e frin e fran], in altri ancora semplicemente giustapposti), come din don (o anche din don dan), è lemmatizzato autonomamente, con rimandi dall’uno all’altro. Anche le cosiddette «sequenze ideofoniche» (per riprendere la terminologia adottata da Alberto M. Mioni), sono presenti nel repertorio, lemmatizzate autonomamente e con rinvii all’interno dei lemmi che le compongono (quando gli elementi sono coordinati tra loro la definizione è introdotta da «coordinato a ideof.»); se comprendono quattro o più elementi, si indica alla fine della definizione, tra parentesi tonde, «in una sequenza ideof.». Allo stesso modo, pure le locuzioni ideofoniche (del tipo cìcchete e ciàcchete) costituiscono entrate a sé stanti.

Va poi segnalato che anche accezioni di diversa natura semantica (versi di animali, suoni emessi da esseri umani, parole umane, suoni di strumenti musicali, rumori, movimenti o atti, sensazioni, ecc.) di uno stesso ideofono sono presentate come voci separate (vedi tùffete (1) e tùffete (2)), ipotizzando, in casi del genere, che si tratti di omonimia e non di polisemia.

Si precisa, infine, che non si riproducono le grafie doppie delle consonanti iniziali, di sc(i) per c(i) (che, però, viene mantenuta all’interno di parola) e di ggn nelle voci dialettali romane tratte dai Sonetti di Belli, il quale le usa per esprimere rispettivamente il rafforzamento fonosintattico o la spirantizzazione dell’affricata palatale sorda o il suono intenso della nasale palatale (si vedano le voci cescè, ciascià, ciosciò, ciscì, ciusciù, gnegnè). Sono inclusi nel repertorio simboli che rappresentano suoni resi con particolari grafemi oppure non appartenenti all’italiano: presentano tali caratteristiche fonetiche alcuni ideofoni dialettali, come côdconēūgh e côtcôdà con la resa dell’o aperta toscana con ô; coā con quella della vocale bassa centrale e lunga a fine parola (tipica del milanese); ćurrə, con quella dello schwa (ə), vocale centrale media; còcònēūch, fërr e trœu-tœu-tœu, con quella delle vocali procheili anteriori (ē, ë, ēū, œ); e kukkuruḍḍù, con quella della consonante retroflessa (ḍḍ).

TIPI DI MARCATURA DEL REPERTORIO INFORMATIZZATO

I lemmi sono stati marcati in relazione alla semantica («categoria semantica») e all’àmbito d’uso («ambito»; considerato dal punto di vista sia testuale, sia variazionale).

Quanto alla prima, gli ideofoni sono stati classificati in «rumore» e «suono», «verso degli animali», «parole umane», «movimento e atto», «stato», «sensazioni e percezioni» e «altro» (nei casi in cui l’ideofono presenta più accezioni, riferite a categorie diverse, ma legate tra loro e quindi inscindibili: si pensi alle voci che riproducono molti versi degli animali e a quelle che rendono il parlato umano).

Con riferimento al secondo, va detto che sono distinti gli ideofoni con prima (ed esclusiva) attestazione nei fumetti (FU), nei dialetti (DI) e nei testi e nel linguaggio dei bambini (BA). Il peso di queste tre componenti restituisce una cartina al tornasole dei generi testuali in cui le voci imitative sono maggiormente documentate in italiano e dei rapporti dialetto-lingua e italiano-lingue straniere, che rappresentano un tassello fondamentale nella ricostruzione storico-linguistica della categoria.

ABBREVIAZIONI

accez. = accezione/i

agg. = aggettivo

allung. = allungamento

autom. = automobilistico/a

av. = avanti

avv. = avverbio

ca. = circa

cinem. = cinematografico/a

estens. = estensione, estensivamente

fig. = figurato, figuratamente

gerg. = gergo, gergale

ideof. = ideofono, ideofonica

imit. = imitativo/i

inform. = informatica/o

inter. = interiezione

iron. = ironico, ironicamente

iter. = iterato

ling. = linguaggio

loc. = locuzione

mus. = musica, musicale

part. = particolare

region. = regionale

scherz. = scherzoso, scherzosamente

s.m./f. = sostantivo maschile/femminile

spec. = specialmente

inv. = invariabile

var. = variante